<<È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese>> Ho sempre pensato che la nostra Costituzione contenga tutto ciò che di bello e alto debba esserci in un paese democratico e civile. Rimango sorpreso per quanto siano stati illuminati i nostri padri costituenti perché, penso sia pensiero condivisibile, l’Italia è sempre stata una grande nazione e come tale ha il dovere di comportarsi; la nostra Costituzione è la prova che c’è perfetto equilibrio nella suddivisione dei poteri e tutti noi, cittadini italiani, siamo chiamati al rispetto dei doveri per potere pretendere i nostri diritti.
Ho voluto trascrive l’Art. 3 della nostra costituzione perché sarebbe cosa giusta se si potesse tradurre in fatti ciò che 72 anni fa era stato previsto. Purtroppo esiste da sempre una colossale differenza tra dire o scrivere una cosa e tradurre la stessa in realtà.
In questo periodo così grave per la nostra umanità, ci accorgiamo della fragilità del nostro paese; della fatica che fa per assicurare le giuste condizioni ai Medici, Infermieri, ai lavoratori in generale che in questi giorni sono impegnati con coscienza in quello in cui credono. Fatica ad aiutare i più bisognosi, penso a tutte quelle persone che non hanno un tetto dove stare e, mentre sentiamo da più parti le raccomandazioni di non uscire di casa, di proteggerci e proteggere così ognuno di noi, io penso a loro che nonostante tutto questo vivono per strada con la disperazione negli occhi per la consapevolezza di non potere fare diversamente. Penso ai bambini Africani e al fatto che il virus si sta diffondendo anche tra di loro e la cosa straziante è sapere che nessuno, probabilmente, li aiuterà considerato che ogni paese è impegnato a salvare i suoi figli e questi territori, già fortemente in difficoltà, rischiano un numero di decessi inimmaginabile. Penso ai detenuti e detenute; penso a questa gente che vive con la paura e con l’incertezza del loro futuro. In carcere puoi toccare con mano, già nella normalità, l’assenza di attenzione, la superficialità con cui si viene trattati.
Chi ha una minima conoscenza del carcere sa già che isolare i detenuti è impossibile da tutti i punti di vista e la causa principale è il sovraffollamento. Purtroppo il nostro bel paese moderno e democratico arranca e non poco davanti alla risoluzione di situazioni di emergenza. Eppure l’emergenza carcere viene “gridata” fin dalla notte dei tempi dai radicali, dalle associazioni di volontariato, ma anche e soprattutto dalla Chiesa Cattolica. Chi vive il carcere quotidianamente, come i volontari e i cappellani, conosce le difficoltà di ogni giorno. Vorrei aprire una breve parentesi per ringraziare i sacerdoti che rappresentano davvero un conforto per i detenuti e per chi vive tra gli emarginati. Sono loro che con pazienza e dedizione raccolgono gli sfoghi, in carcere ciò di cui si ha un disperato bisogno è quello di essere ascoltati e sentirsi trattati da esseri umani e non come un inutile oggetto. Parecchi hanno un’idea distorta da quanto la Chiesa faccia e ritengo giusto, in un momento come questo, rivolgere un pensiero di gratitudine verso chi ogni giorno fa proprio il dolore e il bisogno dell’altro.
Chi come me conosce la vita detentiva, posso assicurare che la presenza dei preti è come vedere il sole in mezzo alla tormenta. Ci si scandalizza quando si parla di concedere qualcosa a un detenuto e spesso diamo la nostra opinione senza capire bene le dinamiche e non conoscendo il nostro ordinamento.
Quello che sarebbe importante è la presa di posizione del nostro Governo facendo un ragionamento molto semplice e cioè quello di concedere, a detenuti che hanno un residuo di pena abbastanza basso, una misura alternativa al carcere, bisogna farlo adesso perché di tempo non ce ne!
In questo modo, oltre a risparmiare i soldi dei contribuenti, perché non dimentichiamo che ogni detenuto in carcere ha un costo per loro, si eviterebbe di assistere ad una tragedia senza precedenti nel nostro paese, la propagazione del virus in carcere significherebbe RI-condannare i detenuti, (questa volta a morte) i Medici, gli Infermieri e gli agenti della penitenziaria (due agenti sono morti a causa del virus). Da queste emergenze, l’Italia dovrebbe imparare a dotarsi di strumenti forti per fare fronte a situazioni di imprevedibilità com’è questa pandemia.
Un altro allarme sociale è rappresentato dalla mancanza di reddito familiare sufficiente affinché il detenuto possa far rientro presso il proprio nucleo. Una situazione di questo tipo, oltre che a mortificare la dignità di chi è coinvolto, dovrebbe mortificare l’animo di un Paese che rappresenta la quinta potenza economica Europea. Tutti noi stiamo sperimentando quanto sia difficile starcene a casa privati della nostra libertà per amore del bene più prezioso che è la vita. Eppure noi stiamo comodamente sul divano, con internet, con i cellulari, con il lavoro da casa, con il pane fatto in casa che, in questo momento triste, rappresenta un momento di condivisione familiare che spesso trascuriamo nella consuetudine di ogni giorno. Eppure ci lamentiamo perché ogni libertà è sempre poca. Allora in questi momenti pensiamo a chi vive tra gli ultimi, ai detenuti che darebbero qualsiasi cosa per starsene rannicchiati in un angolo della propria casa pur di viversi il calore familiare o sentire la voce dei propri cari; pensiamo a chi in questo momento è in ospedale; a chi muore senza la carezza di un proprio caro; ai senza tetto che hanno smarrito quasi del tutto la forza di ritrovare la dignità che ogni uomo non dovrebbe mai perdere; pensiamo agli immigrati che vivono in solitudine pure stando in mezzo agli altri; pensiamo semplicemente a chi in questi giorni è costretto a lavorare per assicurare ogni tipo di assistenza dai medici alle forze dell’ordine, ai camionisti che percorrono il nostro paese per le scorte alimentari.
Ecco allora l’Italia divisa in due: da una parte quella magnifica perché riesce, nonostante tutto, a mettere il proprio genio per la risoluzione dei problemi; dall’altra un’Italia che sembra la vanificazione della prima.
Don Vito Scilabra
Carmelo Vetro