14/20 In Principio era la parola…adesso smarrita.

Oggi vogliamo trattare il tema del “buon Cristiano” facendo un breve cenno storico sul Cristianesimo.

Il Cristianesimo consiste in un Avvenimento storico: nel fatto, cioè, che Dio è entrato nella storia dell’uomo e si è fatto carne, rendendosi incontrabile nella Persona di Gesù Cristo. Giovanni 1:1 dice: “In principio era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio” e al verso 14 aggiunge: “E la Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Questo evento è quello che noi cristiani chiamiamo Incarnazione.

Quindi la parola “cristiano” significa “come Cristo” o “essere come Cristo”. Il cristiano è un “salvato” per antonomasia.

Però ad una certa percentuale di cristiani piace il fascino del terrore. Forse attratti da una condizione di apparenza e non di sostanza. I Potenti spesso si comportano governando il mondo con la paura. Facendo leva su quegli istinti primordiali che sono tipici di una lotta per la sopravvivenza. Questi pseudo Potenti infondono nella gente il terrore che essere liberati da “qualcuno” sia la loro salvezza. Per questo il popolo si tiene bene aggrappato alle proprie catene e si opporrà con tutte le sue forze verso chi vorrà spezzare quelle catene. La predicazione cristiana è un annuncio di liberazione a disposizione di tutti gli uomini.

Purtroppo, molto spesso ci vantiamo di appartenere a qualcosa senza conoscerne il vero significato. Cristo era un uomo che andava contro corrente, non gli importavano le mode, gli usi paesani, plasmarsi a seconda della folla che si trovava davanti per ottenere il consenso ad ogni costo, ammettendo o smentendo tutto e il contrario di tutto. No, il nostro Cristo alla paura preferiva la bellezza, la gioia, la bontà; preferì essere crocifisso per non tradire sé stesso e per la salvezza dell’uomo.

Stiamo riflettendo attorno al cristianesimo e al Cristiano perché vorremmo anche noi, operatori dell’associazione ODV San Giuseppe Maria Tomasi, essere controcorrenti; non vogliamo abbracciare la politica del terrore, la diffusione di teorie strampalate come per esempio che il “diverso” sia il male in questo mondo. Che poi chi sarebbe il “diverso”?

In questi giorni abbiamo dovuto, nostro malgrado, subire l’onda della teoria folle di un “buon Cristiano”; un signore la cui abitazione confina con la sede del nostro centro.

Un signore che ha deciso di non essere controcorrente, ma di abbracciare la folle teoria del terrore, della falsità, del gettare fumo agli occhi a chi come lui ama le teorie complottistiche e prive di qualsivoglia fondamento realistico e ha ben pensato di riversare tale atteggiamento su Don Vito.

Il nostro lettore si starà chiedendo cosa sia stato capace di fare Don Vito per “offendere” la sensibilità Cristiana di questo nostro confinante. Ebbene molti sapranno che all’ingresso del nostro centro c’è esposto il crocifisso, piccolo, che si illumina d’azzurro quando la notte scende. Quel Crocifisso è l’unico a dare uno spiraglio di luce in mezzo alle tenebre.

La luce azzurra si è spenta per alcuni giorni (non da anni). Secondo alcuni la centralina si è bruciata per causa naturale, per altri, quella centralina maledetta ha deciso di opporsi alla bellezza, alla gioia che Cristo predicava e non essere controcorrente; ha abbracciato la teoria del terrore e complottistica del nostro vicino.

In verità don Vito ha delle colpe; si, proprio così caro lettore, Don Vito ha peccato di eccesso di buonismo tant’è che dedicando la sua vita agli ultimi, a chi vive ai margini della società, ai detenuti, ai migranti, alle famiglie che vivono di stendi, alle persone che chiedono il suo conforto per superare i momenti difficili che la vita ci pone, ha perso di vista la luce azzurra del crocifisso che per alcuni giorni non si è illuminata. Era troppo impegnato a dare luce alla vita di moltissime persone che vivono momenti bui e delle loro famiglie, hanno sostenuto i più. Ma secondo il nostro “caro” vicino la luce è stata appositamente spenta da Don Vito per non offendere la sensibilità degli ospiti Musulmani. E ancora, Don Vito non ha alcuna sensibilità nei confronti della propria religione.

Noi, operatori del centro, ci siamo permessi di “interrogare” don Vito sull’accaduto, l’abbiamo “torturato” psicologicamente per ottenere la verità e del perché, lui così attento a tutto ciò che Dio ha creato, ha potuto fare una cosa del genere.

Dopo esserci accalcati, attorno a don Vito, come quando la piazza impazzita condannò nostro Gesù sulla croce, la risposta calma, pacata e sincera di don Vito ci riportò alla normalità. Semplicemente la luce si è spenta per cause naturali, la centralina era morta; nessun complotto, nessuna offesa, nessuna trascuranza nei confronti dei Cristiani. L’unica spiegazione era la realtà, l’unica possibile, la più semplice, eppure, tutti noi, spesso, non ci accontentiamo della teoria più semplice, preferiamo elargire paura, preferiamo la teoria del sospetto, tanto, con il sospetto, qualsiasi falsità, se ben manipolata diventa realtà.

Adesso la luce si è riaccesa, vedere la luce farsi strada tra le tenebre e illuminare la strada per tutta quella gente che la sera ritorna a casa dopo una giornata di lavoro è qualcosa che ha a che fare con la bellezza. In ogni caso Don Vito ha imparato la lezione e per evitare al nostro “buon Cristiano” di turno di perdere il suo tempo a costruire inutili teorie complottistiche ha illuminato, a 300mt da quel crocifisso, anche una statua del Cristo redentore per indicare la strada a tutti coloro che amano seminare discordia. L’unica cosa che conta è sentirsi tutti figli di Dio e da lui amati.

Buona meditazione!                                                                                 

 

13/20 “L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi” (ALBERT EINSTEIN)

In queste ultime settimane, ascoltando la tv o leggendo i giornali, mi sono accorto che uno dei termini più utilizzati è stato umanità. Mi sono chiesto, allora, se davvero ne conosciamo a fondo il significato, se sappiamo ancora distinguere l’umano dall’artificiale e, soprattutto se i “nativi digitali” riescano ad attribuire un senso autentico a questa parola.

Gran parte di questo anno abbiamo dovuto convivere con il COVID, oramai la nostra quotidianità viene condizionata dalle limitazioni o dalla paura dei contagi, eppure rimbomba sempre la parola umanità; umanità per chi viene contagiato, i loro familiari, i medici, gli infermieri; umanità (non riscontrata nella realtà) per i detenuti, per la penitenziaria. In pratica sentiamo invocare umanità anche se i più sconoscono il vero significato.

Secondo il vocabolario Treccani la parola umanità non è altro che “la condizione umana, soprattutto con riferimento alle caratteristiche, alle qualità, ai vantaggi: la fragilità, la debolezza, i difetti, l’imperfezione”. L’umanità è un sentimento, quello che sottende alla solidarietà reciproca, di comprensione e indulgenza verso l’altro.

Come tutti i sentimenti, può essere sviluppato attraverso l’educazione. Essere umani vuol dire superare quei comportamenti che ci riducono molto simili a dei robot; la società in cui viviamo, basata sulla competizione e sulla prestazione ci rende vulnerabili e poco inclini ad accettare gli errori, i difetti, le storture, le frustrazioni, le imperfezioni fisiche, tutto ciò che risulta “diverso dalla norma”, tutto ciò che definisce un uomo o una donna.

I più quindi, pensando alla parola umanità, si soffermeranno alla superficie piuttosto che sul vero significato; noi invece, operatori dell’associazione ODV San Giuseppe Maria Tomasi, vogliamo cogliere il significato che ci suggerisce la Treccani e operare quindi verso i più deboli, verso gli emarginati, detenuti, ex detenuti, gente senza una casa. porgiamo la mano ai migranti con l’ambizione di strappargli un sorriso e farli sentire in casa loro dopo anni di soprusi, torture e indifferenza mondiale. A loro rivolgiamo la nostra “umanità”.

Secondo Edgar Morin, sociologo e filosofo, il grande male non è tanto l’incomunicabilità, quanto l’incomprensione, l’indifferenza, l’egoismo non solamente tra cittadini di una stessa società, ma anche nei confronti dello straniero, del diverso da noi.

All’educazione, quindi, si chiede di partire non solo dalle competenze richieste dal mondo lavorativo e professionale, ma anche e soprattutto dalle competenze esistenziali. Il compito del processo di formazione diventa fondamentale se offre una comprensione umana, che richiede apertura verso l’altro. Partire dal riconoscimento empatico dell’altro, che appare diverso da noi, ci consegna strumenti forti per combattere razzismo, xenofobia, ma anche pregiudizi di genere e bullismo. La comprensione richiede ascolto, permette una partecipazione emotiva al sentire dell’altro, permette di calarsi in un contesto sempre nuovo con capacità di adattamento incredibili. La comprensione permette di tenere lontano il rifiuto degli altri, perché comprendere significa entrare in relazione, creare un legame, un filo impercettibile fatto di scambio reciproco e di confronto.

Preparare un mondo vivibile si può, lavorando con le future generazioni, infondendo il senso di cittadinanza terrestre, quella che ci vede tutti cittadini dello stesso pianeta, quella che ci rende appartenenti ad un’unica sola e grande razza, quella umana. L’umanità si può imparare, si può vivere nella quotidianità, si può insegnare attraverso un’educazione attenta all’affettività, alle emozioni, all’empatia, al confronto, alla

comprensione, alla resilienza. L’umanità è il sentimento universalmente riconosciuto, che identifica ognuno di noi, che ci rende simili, assomiglianti, vicini, solidali, uniti. Umani, insomma.

Don Vito Scilabra

Carmelo Vetro