Il concetto di marginalità sociale comprende singole persone e gruppi che non possono o non vogliono rispettare le norme e le usanze della società in cui vivono. La loro emarginazione sociale, tuttavia, non deriva solo dal loro essere diversi, ma si spiega soprattutto con la reazione della maggioranza che, sulla base dei criteri più diversi, prende le distanze da tali individui spingendoli appunto ai margini della società. La condizione di marginalità può essere accompagnata da un danno economico, dalla discriminazione sociale, della perdita della capacità giuridica e dalla limitazione dei diritti politici. La marginalità sociale comprende fenomeni molto eterogenei ed è soggetta a continui cambiamenti.
Erano considerati emarginati tanto i disabili e i malati quanto persone che esercitavano mestieri indispensabili per la società, ma gravati dal marchio del disonore. A quest’ultima categoria appartenevano, fra l’altro, prostitute scorticatori di animali, becchini e vuotatori di latrine. Anche differenze etniche o religiose potevano determinare l’esclusione di una minoranza, come avvenne per gli Zingari, gli ebrei e gli omosessuali; quest’ultimi addirittura furono perseguitati e condannati alla pena capitale. Le autorità laiche ed ecclesiastiche talvolta emanavano prescrizioni per il vestiario, per stigmatizzare gli appartenenti a determinati gruppi marginali, oppure costringevano questi ultimi a contrassegnare i propri abiti con colori o segni infamanti.
Durante il Medio Evo, l’atteggiamento nei confronti dei lebbrosi oscillava fra la marginalizzazione e la demonizzazione e vennero confinati al di fuori dei centri abitati. Nel 1321 la presunta congiura dei lebbrosi, accusati di essere avvelenatori di pozzi e nemici della cristianità, scatenò un vasto movimento di persecuzione che fece vittime in tutto il territorio dell’Europa centrale.
Quando gli zingari fecero la loro comparsa nell’Europa occidentale e centrale, all’inizio del XV sec., furono accolti benevolmente e ospitati dai governi cittadini, per esempio da quello di Basilea. Già verso la fine dello stesso secolo vennero però associati a furti, divinazioni e altri delitti e addirittura accusati di essere spie dei Turchi. Nel 1498 la Dieta imperiale di Friburgo in Brisgovia decise di bandirli per sempre dall’Impero.
L’assunzione da parte delle municipalità dell’assistenza ai poveri e ai mendicanti fece scaturire una nuova ondata di emarginazione. Le autorità civili iniziarono a stabilire i criteri che davano diritto a ricevere elemosine e a mendicare. Essere “nullafacente” o “vagabondo” corrispondeva per contro a un comportamento che nei secoli successivi venne sempre più criminalizzato. Gli uomini, le donne e i bambini sani e in grado di lavorare che vivevano di elemosine e non avevano fissa dimora sottostavano, come gli stranieri, al divieto di accattonaggio. In questa categoria rientravano i mendicanti forestieri, ma anche gli uomini e le donne privi del diritto di cittadinanza nel luogo in cui abitavano. Chi mendicava illegalmente veniva espulso e i contravventori recidivi erano passibili di pene corporali. Per motivi economici e disciplinari le autorità organizzavano appositi trasporti per espellere i forestieri mendicanti. La non sedentarietà, che interessava anche i Girovaghi, costituì quindi un importante criterio di emarginazione. Dal XVI sec. in poi gli stranieri poveri furono sottoposti a una crescente repressione da parte delle autorità. Misure di polizia quali retate e bandi, come pure lo scambio di schede segnaletiche e di avvertimenti fra autorità di città amiche, contribuirono alla loro criminalizzazione.
Talvolta erano considerati emarginati anche gli artigiani ambulanti, i cosiddetti guastamestieri, i Mercenari senza occupazione con le loro accompagnatrici e i Menestrelli. Gli storici non sono concordi nel considerare i criminali quali emarginati. Di certo non lo erano uomini e donne che, banditi per un certo periodo, dopo aver scontato la pena riprendevano la loro vita sociale e lavorativa e nemmeno i Briganti. Le bande che assalivano i viaggiatori, attive soprattutto nelle regioni boscose o di campagna, rappresentano gruppi di struttura eterogenea che formavano una sorta di società alternativa.
Ci fa riflettere, paradossalmente, che durante il Medioevo, ritroviamo una forma di “giustizia” che permettesse a chi era stato bandito dal proprio paese, perciò escluso, di riacquistare la sua vita sociale una volta scontata la pena.
Nel 2021, il mondo ha subito una forma di modernizzazione impensabile iniziata con la fine della Seconda guerra mondiale. La tecnologia esistente ha raggiunto è stata capace di raggiungere ogni obiettivo prefissosi dall’uomo. Nonostante l’evoluzione a livello globale, assistiamo a un giustizialismo fuori da ogni logica e a una giustizia “vecchia”, una forma di reinserimento sociale quasi inesistente. Infatti, se nel medioevo alle persone che subivano il bando pubblico gli veniva permesso il loro reinserimento finita di scontare la pena, oggi chi subisce una interdizione, una misura di prevenzione o una pena detentiva viene letteralmente escluso dalla società civile e difficilmente riacquisterà i diritti riconosciuti a ogni individuo.
Buona Meditazione!
Sac. Antonino Scilabra
Carmelo Vetro