Il Giusto.
In questi giorni così tristi per la nostra umanità ho cercato di scrivere, di mettere giù i miei pensieri, ma sono stato interrotto da una specie di impotenza, di angoscia non sapendo come incidere (senza presunzione ovviamente) nella mente di chi oggi ha il delicato compito di decidere per la vita di 60 milioni di abitanti o di chi non smette di inondare questi giorni di false notizie.
Mi è tornata in mente la storica “Colonna Infame” di Alessandro Manzoni.
La vicenda narra del processo subito dal bottegaio di quartiere. Siamo nel 1630 e l’Italia viveva una terribile peste. A seguito ad un’accusa, ad opera di una “donnicciola”, Gian Giacomo Mora venne ritenuto responsabile del contagio pestilenziale, tramite l’utilizzo di misteriose sostanze, che mieteva vittime dal Nord al Sud.
Il processo decretò la condanna capitale di due innocenti giustiziati con il supplizio della ruota e venne eretta, come monito, la “colonna infame” sulle macerie dell’abitazione del Mora.
La giustizia, esattamente 148 anni dopo, fa abbattere la colonna infame perché quel caso fu decretato come un atto di ingiustizia; il barbiere Mora era innocente, così come il commissario di sanità Guglielmo Piazza.
Mi torna in mente questa vicenda, la sento crescere prepotente dentro di me e sento che un accostamento sensato ce l’abbia con quello che stiamo vivendo oggi.
Nessuno, o quasi, si muove per adottare provvedimenti incisivi e necessari per la salvaguardia di vite umane, parlo della vita di detenuti, medici, infermieri e polizia penitenziaria che ogni giorno non possono fare altro che entrare in quei luoghi tristi e privi di ogni umanità per fare il loro dovere.
Ma fino a che punto questo sarà ancora possibile? Può essere accettabile scoprire, tra qualche settimana, che si poteva fare di più? O succederà come al Barbiere Mora che la Giustizia si è mossa dopo 148 anni? La nostra umanità non ce l’ha questo tempo, non possiamo aspettare e non possiamo far vivere i familiari dei detenuti in perenne ansia per la sorte dei loro cari; non possiamo far vivere ai detenuti i loro già tristi giorni in ansia per i loro cari.
Il carcere detta delle regole non scritte, non c’è un tempo, la vita dentro quelle mura vive un corso che niente ha a che fare con la vita reale; ogni cosa viene amplificata, ogni notizia è distorta. Le carceri Italiane (tranne che per limitatissime realtà) sono oggi l’università del crimine perché i detenuti vengono abbandonati al loro destino, paradossalmente ci si sente delle vittime proprio perché si perde il contatto con la realtà e non si comprende che spesso (non dimentichiamo chi davvero è vittima di ingiustizie e che nel migliore dei casi viene assolto solo dopo anni di carcere) si è solo vittime dei propri errori.
In questa tragedia umana, che stiamo vivendo, lo Stato non può sottrarsi ad adottare dei provvedimenti che sono necessari, ovviamente si parla di concedere “benefici penitenziari”, già previsti nel nostro ordinamento, a detenuti che hanno pochi mesi da scontare; sia ben chiaro ai cittadini che coloro che sono colpiti dall’art. 4bis Ordinamento Penitenziario sono esclusi da qualsivoglia beneficio, perciò sarebbe bello, per rispetto della nostra Costituzione e delle Leggi, che nessuno faccia inutili e pericolosi proclami con dichiarazioni false; non è lontanamente immaginabile pensare che le nostre strade saranno inondate da pericolosi “mafiosi”, “stupratori” e “spacciatori”.
Uno Stato democratico non può permettere che le sue carceri si trasformino in luoghi che seminano la morte tra coloro che quotidianamente li vivono e ancora una volta non mi riferisco solo ai detenuti.
Ogni cittadino Italiano, deve sapere che il detenuto, seppur detenuto, è UOMO E COME TALE ha diritto alla propria salute e lo Stato è in dovere di assicurargliela. Immagino la reazione dei più Giustizialisti che gridano allo scandalo perché lo Stato deve sprecare le proprie energie per occuparsi di gente che ha seminato solo del male e al grido di <<buttiamo via le chiavi>> c’è solo indignarsi. Purtroppo non è così e per fortuna i più sono Politici e Magistrati seri che sanno (anche se in questo caso non abbiamo tempo, i detenuti non possono rischiare di vedersi riconosciuto il proprio diritto alla vita, come nel caso di Mora, dopo 148 anni) che bisogna tutelare ad ogni costo, anche con provvedimenti speciali, la loro vita, che poi è quella di ogni cittadino italiano.
<<Ricordiamoci che un uomo non perde la propria dignità solo per il fatto di essere detenuto>> e questo non l’ho detto io!
Don Vito Scilabra
Carmelo Vetro